Fumetti: i vampiri nascono a Martina Franca

Ecco la storia di Walter Trono, classe ’87 che espone tra i grandi

Sul suo blog racconta di come sia stato entusiasmante incontrare i suoi lettori che lo conoscono “solo” da cinque mesi, a Lucca, al LUCCA COMICS & GAMES 2009, una sorta di fiera italiana del fumetto, di cui il nostro giornale ha già parlato. Cinque mesi sono pochi, certo, ma se rapportati all’età complessiva, non si può non essere sorpresi e sicuramente compiaciuti che un ragazzo di 22 anni stia entrando non proprio dalla porta di servizio nel mondo del fumetto. Walter Trono, classe 87, nato e cresciuto a Martina Franca, Continue reading

E adesso chi lo cuce il mantello di San Martino?

Manifestazione degli operai tessili a Martina Franca per chiedere alla città un sostegno e maggiore attenzione da parte degli amministratori

Un anno fa l’assessore alle attività produttive del Comune di Martina Franca, sentita sulla crisi tremenda in cui versava il settore a causa del collasso dell’economia globale, rispose che della crisi ne aveva sentito parlare, e che aveva in mente di organizzare al più presto un incontro con Confindustria. Nel frattempo però nella città circa 3000 lavoratori avevano perso il lavoro, o lo stavano perdendo, o comunque iniziavano a sentire puzza di cadavere. In un anno di lavoro sulla questione tessile non è stata spesa una parola che sia una da parte non solo degli amministratori locali, ma anche da parte di quell’opposizione che è stata sempre pronta a cavalcare gli asini, il piano carburanti e per un attimo, abbiamo temuto, anche il virus H1N1… Senza contare il PD, assente da se stesso dalla sua nascita, a Martina in particolare, ma che ci auguriamo partecipi numeroso mercoledì 11, se non altro per dare un sussulto all’encefalogramma.

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Il manifesto dell'iniziativa

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Martina Franca: per la consulta l’assessore chiede aiuto ai clan

A Martina il Clan della Stretta è all’opera per la formazione della consulta giovanile

A Martina Franca un assessore comunale si è rivolto ad un clan attivo nella zona per portare avanti un’operazione politica di non poco impatto sociale: la creazione di un organo di proposizione e controllo dell’operato dell’amministrazione comunale. L’idea, pare, rimbalzasse nella mente di Mario Caroli già da qualche tempo, ma per realizzarla è servito aspettare l’adesione di uno dei tre clan martinesi che, già dall’anno scorso, si è occupato di politica e di cittadinanza attiva. Non è una stranezza che un clan si interessi di cosa pubblica, è noto, ma questa volta l’esperienza maturata in anni di scoutismo, all’insegna dell’impegno civile e sociale, può essere tradotta praticamente con la formazione di una struttura istituzionale aperta a tutti i ragazzi dai 15 ai trent’anni di Martina Franca, che hanno voglia di partecipare. Ma perché un’idea del genere, presente in tantissimi comuni italiani tra cui, uno vicinissimo a noi, a Putignano, possa funzionare, è necessario che l’azione parta dal basso, dai ragazzi appunto, anche se sponsorizzati da un amministratore. E il Clan della Stretta, del gruppo scout Martina Franca 3, in seguito ad un lavoro durato un anno sulla cittadinanza attiva, ha deciso di concretizzare il proprio impegno nella vita politica martinese, raccogliendo la sfida della creazione della Consulta Giovanile. E affinché non appaia strano che un’associazione come gli scout si occupi di politica è bene sottolineare che, in questo caso, non si tratta di beghe partitiche ma di partecipazione attiva alla vita della comunità, a cui tutti, in qualche modo, sono chiamati. E di cui tanti sentono la mancanza, sia perché il sistema attuale rende più difficile l’impegno concreto slegato da questioni elettorali, sia perché l’impegno politico è ormai delegittimato da chi lo mette in pratica, paradossalmente, badando spesso palesemente ai propri affari e poco alla res publica. Da questo la convinzione da parte dei cittadini che impegnarsi è inutile, della serie: «Tanto a che serve?».

I ragazzi degli scout però la pensano diversamente: la loro attività si basa sul servizio e la politica è la forma più alta di servizio. Così, spinti da Caroli, venerdì scorso hanno fatto la prima riunione organizzativa, con le realtà a loro più vicine, gli altri gruppi scout martinesi, l’associazione Partiti a Parte (che comunque è un’altra bella esperienza partita dagli scout) e un paio di rappresentanti della Consulta Vicariale, oltre naturalmente all’assessore. Assente giustificato l’Arci, impegnato quel giorno, ma che ha fornito ai ragazzi un censimento delle associazioni fatto a suo tempo dal Comune, ma che promette di essere sempre presente dalla prossima volta. L’elenco però, a quanto ci racconta uno dei capiclan, non è completo e non fornisce recapiti concreti. Un modo come un altro per sottolineare quello che si sa già, ovvero la mancanza di apertura dell’amministrazione nei confronti della partecipazione dei cittadini, che a lungo andare ha fatto assumere a Palazzo Ducale le sembianze di casa Addams, con i suoi misteri e i suoi segreti.

Per rompere il circolo vizioso cittadini poco attenti – politici inadempienti, Caroli spera che la Consulta venga fatta in tempi ragionevoli dato che, secondo lui, è il momento di avvicinare i giovani alla politica dando loro la possibilità di esprimersi in spazi istituzionalizzati, non solo in occasioni estemporanee. Ma non solo, dato che la Consulta Giovanile, come è concepita negli altri comuni, diventa un organo di controllo dell’operato del Consiglio comunale maggiore, poichè la voce di qualche decina di ragazzi vale sicuramente di più di un comunicato stampa dell’assessore di turno. «I giovani devono essere il soggetto della politica e non più l’oggetto» ci dice Caroli «e per questo c’è bisogno che le scuole, i partiti, le associazioni e tutte le organizzazioni si rendano conto della portata di questa possibilità».

I ragazzi del Clan della Stretta, che ci tengono a precisare che la Consulta non è un’iniziativa esclusivamente scoutistica e di cui faranno parte nella stessa misura di tutti gli altri soggetti, stanno organizzando un secondo, più importante incontro. Nel frattempo però, per aderire  senza aspettare di essere invitato, basta mandare una mail all’Assessorato alle Politiche Giovanili: asspol.giovanili@libero.it

Giuseppe Chiarelli, tra libri, lezioni e il futuro di Martina Franca

Ha fatto arrivare l’università a Martina, ha messo d’accordo i comuni della Valle d’Itria per il riconoscimento Unesco, ma appare poco sui giornali. Chi è e cosa fa l’assessore più attivo di palazzo ducale.

Nell’ormai storica conferenza stampa di Giovanni Marangi, in seguito al mancato svolgimento della Ghironda a Martina Franca, l’indignato imprenditore culturale graziò dalle colpe dell’amministrazione solo l’assessore Chiarelli. Pochi giorni prima, in un’intervista rilasciata a chi scrive, il prof Fornasari dell’Università di Bari riconosceva nell’operato di Chiarelli, un ruolo fondamentale per il riconoscimento di Martina come sede universitaria. Abituati a sentire peste e corna su chi amministra la città, abbiamo deciso di andare direttamente alla fonte per capirne di più.

Giuseppe Chiarelli nel suo studio

Giuseppe Chiarelli nel suo studio

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Riforma Gelmini: 250 posti in meno solo in provincia di Taranto

Un giro nelle scuole di Martina Franca conferma il momento di affanno della scuola pubblica

Questi signori hanno dato 500 milioni di euro all’Alitalia e li hanno tolti dalla scuola!”. Esordisce così un segretario di una scuola di Martina Franca quando poniamo la domanda sulla variazione di organico dovuta alla riforma Gelmini – Tremonti, una riforma che in tutta Italia sta scatenando un putiferio di proteste da parte dei precari, sia insegnanti che personale tecnico e amministrativo. La riforma, che prevede un periodo di attuazione di tre anni, ha come obiettivo la razionalizzazione dei costi, troppo elevati secondo il governo, della scuola pubblica che viene definita dalla maggioranza al potere come “un grande ammortizzatore sociale”. Un ammortizzatore senza ammortizzatori, come ci fanno sapere nelle scuole e come conferma Anna Santoro della CGIL-Scuola di Taranto: «Rispetto agli altri lavoratori, come dell’industria, che possono usufruire di cassa integrazione ordinaria e straordinaria e via dicendo, i lavoratori della scuola non risultano licenziati, perché accedono ai posti di lavoro tramite graduatorie. Fortunatamente la Regione Puglia ha stanziato 22 milioni di euro per sopperire a questa situazione, come integrazione di un salario più basso, tentando di mantenere lo stesso ruolo, nell’ottica di preservare la dignità del lavoratore».  Il totale dei posti persi in Italia è di 42 mila, tra docenti e personale ATA, a Taranto in particolare sono 250, secondo i dati della CGIL: «A questi bisogna aggiungere coloro che andranno ad occupare i posti di chi sta più giù nelle graduatorie, ma non abbiamo dati concreti per adesso, considerando soprattutto che la riforma è triennale: quest’anno è intervenuta sulla scuola elementare e media, ma l’anno venturo ci saranno altri tagli» continua la Santoro.

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Dai cappottari all’università

La vocazione tessile della città si è evoluta: a Ottobre parte il corso di Laurea in Scienze e Tecnologie della Moda. Un’occasione per riflettere su un settore in declino.

(pubblicato su Extramagazine del 4/9/2009)

Il corso di laurea in Scienze e Tecnologie della Moda approda a Martina Franca, dopo aver battuto in velocità Barletta e gli altri comuni del nord barese. E quale altro poteva essere l’indirizzo di studi se non quello che da decenni caratterizza a livello industriale il nostro territorio? I cappottari, le confezioni, gli abiti, prodotti che da sempre costituiscono il fiore all’occhiello della produzione martinese, diventano oggetto di studi da parte di un corso interfacoltà (Scienze della Formazione, Economia, Giurisprudenza, Lettere e Filosofia, Scienze Matematiche ,Fisiche e naturali) dell’Università di Bari.

Le lezioni si terranno momentaneamente presso un’ala dell’Itis Majorana, in attesa che la sede definitiva, il Centro Servizi per il Tessile in piazza D’Angiò, sia pronta. «Il Majorana è stato scelto per motivi logistici» ci spiega il dottor Fornasari docente di Pedagogia Sociale e Interculturale, già assessore di una delle giunte tecniche di Palazzo, che ha seguito passo passo l’apertura del corso per conto del Preside Laneve, «è facilmente raggiungibile dalla stazione ed è servito dai mezzi pubblici. Considerando che in totale servono due aule e una stanza che faccia da segreteria, per un totale di 150 mq, lo spazio è sufficiente. I laboratori previsti si svolgeranno all’esterno, presso alcune aziende che già ci hanno dato disponibilità. E non sono solo aziende di Martina, ma anche di Locorotondo».

Secondo Fornasari, l’apertura del corso rappresenta: «un evento che si riallaccia alla tradizione locale, permettendo da un lato di poter accrescere il patrimonio di conoscenza dell’imprenditoria e dall’altro di fornire uno sbocco professionale a chi si accosta al mondo della moda. Le materie di studio passeranno dalla chimica dei tessuti al marketing, permettendo agli studenti di seguire ogni passaggio della produzione degli abiti, partecipando con cognizione ai processi produttivi. Il comune di Martina Franca, capendo immediatamente la grande opportunità, si è attivato, attingendo ai fondi dell’Area Vasta per rendere agibile la sede definitiva, il Centro Servizi per il Tessile. È notevole il contributo dato dall’assessore comunale Giuseppe Chiarelli che ha fatto da coordinatore e si è battuto molto per non perdere l’opportunità».

Il prof. Alberto Fornasari

Il prof. Alberto Fornasari

La partenza del corso è prevista per ottobre, ma finora le iscrizioni al primo anno sono state scarse: «A voler essere chiari, non importa il numero degli iscritti al primo anno» continua Fornasari «dato che il corso non è nuovo, ha solo un’altra sede. Se facciamo la somma degli iscritti al secondo e al terzo anno, abbiamo un totale di circa novanta studenti che verranno a Martina all’università»

L’accoglienza data al corso universitario dal Comune di Martina, non si esprimerà solo a parole. Il ruolo che spetta all’amministrazione, oltre a quello di coordinare le istanze dell’Università di Bari con gli imprenditori locali e risolvere i problemi degli studenti (trasporti, spazi riservati allo studio, alloggi per chi è fuorisede), sarà quello di contribuire economicamente, secondo gli impegni presi, affinchè la sede presso il Centro Servizi sia ultimata il più presto possibile. Certo i soldi saranno presi dai capitoli dell’Area Vasta, ma il fatto di essere stati sensibili verso l’università, dimostra uno spiraglio di luce nella storia di un’amministrazione poco attenta alle esigenze della comunità locale. L’apertura del corso di laurea sulla moda a Martina potrebbe essere l’inizio del rilancio di un settore, quello tessile, che da anni rotola in declino e che da qualche mese subisce l’aggressione violenta della crisi economica: secondo Giuseppe Massafra, della Filtea-Cgil, l’apertura del corso potrebbe essere utile per mettere in atto tutte le strategie possibili per rilanciare il settore, fornendo agli imprenditori gli strumenti per potersi presentare sul mercato internazionale più competitivi. Finora l’amministrazione, nonostante sia stata richiamata ai suoi doveri dalle forze sindacali e da Confindustria, non ha messo in atto nessuna significativa iniziativa per contrastare il poderoso aumento dei disoccupati e la chiusura di metà delle aziende tessili presenti sul territorio. Il corso di laurea, lungi dall’essere un modo per risolvere la crisi, fornirà da un lato il naturale sbocco formativo per le scuole professionali locali e, dall’altro, la possibilità svecchiare un settore in disfacimento.

La risposta della sovrintendenza e il comunicato originale della General Trade

Aggiornamento del caso PDCI – Cassano – Padre Pio (non necessariamente in quest’ordine)

La sovrintendenza dei Beni Culturali della Provincia di Taranto, attraverso l’archittetto Resta, sostiene che da parte loro non c’è stato nessun pronunciamento per la nuova statua perchè hanno chiesto al Comune il relativo progetto che ancora non è arrivato. Nel frattempo il Comune ha deciso di piazzare il Santo con tutto quello che poi è successo…

Grazie all’amico Ottavio Cristofaro, possiamo pubblicare interamente il comunicato stampa prodotto dagli operai della General Trade in solidarietà alla famiglia Cassano.

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In nome di Padre Pio…

Un momento della benedizione della statua di Padre Pio donata dalla famiglia Cassano alla città di Martina Franca

Un momento della benedizione della statua di Padre Pio donata dalla famiglia Cassano alla città di Martina Franca

Da pochi giorni a questa parte, in città sta accadendo un fatto non troppo bello: la polemica sulla nuova statua di Padre Pio è degenerata in una battaglia a colpi di comunicati stampa tra il PDCI di Martina Franca e i dipendenti della General Trade. In questa impari lotta, i giornali locali hanno avuto un ruolo determinante nella demonizzazione del partito a favore della causa di Cassano e dei suoi dipendenti. Quello che è accaduto dimostra che per trovare giornalisti embedded non c’è mica bisogno di andare in Afghanistan al fronte con i marines, basta farsi due passi sullo stradone la domenica mattina. Non è accettabile ulteriormente la maniera in cui la realtà viene distorta. Probabilmente, ci piace pensare, non è possibile esercitare la professione della verità in realtà molto piccole e spesso compromesse come quella di Martina Franca. Probabilmente non è volontà personale inzerbinirsi al punto di rendersi complici del male in cui si dibatte la città.

Per questo, per dovere di cronaca, pubblichiamo integralmente il comunicato stampa del PDCI di Martina Franca, per fornire uno strumento di discernimento ai tanti a cui sta ancora a cuore la sorte di questa società.


“Scherza con i fanti ma lascia stare i santi!

E così la famiglia Cassano, benefattrice della comunità martinese, in quanto con le sue aziende dà lavoro a migliaia di persone, ha donato alla collettività la statua di Padre Pio, sistemata in una piazza centrale della nostra amena cittadina. Precisamente lì dove una volta sorgeva “l’incantevole” palazzone sede del mercato coperto, poi caduto in disuso ed in seguito fatto abbattere, un po’ di anni fa, trasformando appunto l’area in una simpatica piazzetta, da una solerte amministratrice comunale, proprietaria di immobili ubicati guarda caso proprio lì, che acquisivano così notevole valore economico.

La cerimonia, con tanto di banda, santa messa e benedizione del monumento, è stata naturalmente preceduta da affissione di manifestini pubblicitari dell’iniziativa, in cui si sottolineava che  l’opera, era appunto un dono della famiglia più ricca (forse) e famosa di Martina Franca.

Come nel medioevo, quando grazie ai mecenati, alle grandi famiglie che dominavano nei vari staterelli,in cui era divisa l’Italia, si finanziavano opere di pregio e grande valore artistico per il solo gusto di lasciare un segno della propria potenza.

Allora, Chiesa e Nobiltà si spartivano potere e privilegi, dominando su un popolo dalle precarie condizioni di vita, preda della superstizione e dell’ignoranza; oggi, in condizioni completamente diverse, ma con una crisi che colpisce soprattutto i ceti meno abbienti, chi detiene il potere economico si ingrazia la Chiesa e utilizza la fede religiosa, per continuare a ricavare profitti ingenti sulla pelle di chi, affamato di lavoro, accetta di svendere la propria forza lavoro e di essere sfruttato ogni giorno per nove, dieci, undici ore, con un salario di fame. Tanto se qualcuno decide di andare via, altri dieci sono pronti a prendere il suo posto. Anche perché, se non lavori da Cassano, a Martina, dove lavori? Da Scatigna, o in qualche ditta di confezioni, nelle stesse condizioni: con la lettera di licenziamento già firmata all’atto dell’assunzione ed una busta paga regolare “sulla carta” ma con un salario reale di 500 euro, se ti va bene.

D’altronde che ci vuoi fare? Occorre fede nel Signore e cristiana rassegnazione. Così va il mondo. Con l’aiuto del Signore si andrà avanti. Dopotutto i santi servono proprio a questo. Quando si è in difficoltà basta una preghiera a qualche santo e … speranza che tutto si aggiusti per il meglio.

Chi meglio di padre Pio? Anche la famiglia Cassano si rivolge a Lui per continuare ad accrescere il suo patrimonio. E la devozione ora è molto più grande dopo aver fatto sistemare la statua in quella pubblica piazza.

Sorgono una serie di obiezioni. Se veramente si voleva fare del bene alla collettività, perché non provare a far lavorare in modo giusto e regolare i propri dipendenti, con orari e paga regolari, secondo quanto prevedono i contratti stipulati con le organizzazioni sindacali? Forse così facendo la famiglia Cassano verrebbe veramente ricordata con stima in quanto imprenditori illuminati.

Inoltre se proprio si voleva una statua di Padre Pio, perché non metterla nel luogo più consono che è quello all’interno di una chiesa? Possibilmente senza tanta pubblicità e con una certa discrezione e riservatezza che è quanto ogni fede religiosa prescrive.

A proposito, se domani a qualcuno venisse in mente di far mettere una statua di Budda in Piazza XX Settembre, con che scusa si dovrebbe negargli il permesso?”

Ecco invece cosa scrive la Gazzetta del Mezzogiorno martedì 28/07:

“MARTINA DOPO L’INAUGURAZIONE DI SABATO

Ancora polemiche e proteste sulla statua di Padre Pio collocato in piazza Umberto

[A.Q.]

• La statua di padre Pio inaugurata sabato sera a Martina in piazza Umberto porta con sé ancora delle prese di posizione. Un cittadino, Martino Tulipano, in realtà lo aveva fatto sabato sera stesso con un cartello esibito proprio mentre era in corso l’inau – gurazione. Avrebbe preferito, Tulipano, che «una piazza storica non venisse occupata con questa statua che si poteva mettere altrove». Nel suo manifesto Tulipano ribadisce, come da tempo fa con le sue iniziative di protesta, la necessità di tornare a provvedimenti nel pieno della legalità e fa un esempio: quello della costruzione di palazzi che hanno di fatto ostruito l’affaccio alla Valle d’Itria dalla zona Spirito santo.
Ma un attacco duro all’iniziativa viene dai Comunisti Italiani (sezione Gramsci) che parlano praticamente di una iniziativa medioevale e, dal loro punto di vista, anche delle condizioni lavorative e salariali dell’impresa che ha finanziato l’acquisto della statua. Dice il Pdci di Martina: «Se proprio si voleva una statua di Padre Pio, perché non metterla nel luogo più consono che è quello all’interno di una chiesa? Possibilmente senza tanta pubblicità e con una certa discrezione e riservatezza che è quanto ogni fede religiosa prescrive. A proposito, se domani a qualcuno venisse in mente di far mettere una statua di Budda in piazza XX Settembre, con che scusa si dovrebbe negargli il permesso?»
Fatto sta che sabato sera in piazza c’erano parecchie persone a quella inaugurazione e non è infrequente vedere, in questi giorni, gente di ogni età fermarsi davanti a quella statua per dire una preghiera. C’è la libertà di protestare, c’è quella di essere devoti. E di devozione ha parlato nel suo discorso il sindaco Franco Palazzo nell’accogliere il monumento. Che sarà di impatto visivo inadeguato secondo alcuni, o di inadeguato rispetto nei confronti dei non credenti secondo altri, ma ora c’è e ai fedeli la cosa piace”.

A questo punto chiunque si incazzerebbe…

Che Palazzo abbia finalmente ammazzato il Leviatano?

Dopo mesi di battaglie ieri è stato abbattuto il muro che ostruiva Via Trento a Martina Franca.

Il Leviatano è un mostro orribile che si scatena ogni volta che le classi entrano in guerra. Che siano esse operaie contro i padroni, o sudditi contro il re, il Leviatano si alza nella sua potenza e decide le sorti della battaglia. Ne parlava Hobbes nell’omonimo libro del 1600 e passa, in cui analizzava lo scontro del potere tra la monarchia e il popolo. Questo rapporto, una sorta di contratto sociale, costringe gli uni a seguire la legge dell’altro in modo che  non si viva allo stato di natura: nella giungla la lotta tra predatori e predati è perenne e per evitare questo, gli esseri umani, si danno delle leggi, affidano il potere ad uno, o ad una classe, e evitano di vivere nel perenne terrore di essere uccisi.

A Martina Franca non accade questo: l’amministrazione comunale assente permette che viga la legge del più forte. Come è accaduto in via Trento fino a ieri, dove un importante imprenditore locale ha fatto valere i suoi diritti di proprietà con la “forza” occupando la strada che le carte dicono essere sua. I cittadini hanno subito per qualche anno, ma ad ogni avanzamento di centimetro il malumore cresceva, fino a fine marzo, quando un comitato spontaneo di cittadini ha deciso di dire basta alla situazione chiedendo un intervento dell’amministrazione. Nel frattempo era stato approvato un piano di riqualificazione dell’area, considerando come dato di fatto l’appropriazione della particella privata da parte del Comune. Per dispetto l’imprenditore ha allargato sempre più i confini reali della proprietà, con gradini, cancelli, grate, muri e alberi, fino quasi a farli coincidere con l’effettiva dimensione della particella posseduta.

via trento dall'alto (da notare la vicinanza delle strisce bianche a quella gialla)

All’epoca della costruzione della strada, infatti, il sindaco di Martina era un certo Motolese, famoso perchè concludeva gli affari con semplici strette di mano. Il caso di Via Trento è uno dei tanti: la strada appartiene a tre privati, oltre a Lucarella, la famiglia Lupoli, poi Bellanova e Raguso. Non c’è mai stato un pubblico atto di esproprio o qualcosa del genere e la strada potrebbe essere chiusa da una sbarra senza che si violi nessuna legge. Il caso di Lucarella poi, è particolare. Alcuni testimoni narrano infatti che l’accordo con Motolese abbia avuto come obiettivo l’apertura delle due saracinesche che insistono sulla strada: il sindaco dava l’autorizzazione all’apertura, l’imprenditore concedeva la strada. Una stretta di mano e l’affare è fatto. Solo che, succeduto al padre il figlio, questi vuole rivendicare i diritti di una proprietà mai formalmente alienata.

progetto via trento

Siamo ai nostri giorni: i cittadini protestano, non possono transitare e non possono parcheggiare, i vigili multano e i confini si allargano. Il comitato non ce l’ha con l’imprenditore, come è ovvio, ma con l’amministrazione inadempiente. Solo che l’imprenditore ha modi di fare manco troppo gentili e potrebbe attirare su di sè il malumore. Nel frattempo  infatti aumenta e si arriva all’ennesima manifestazione per strada, poi al Comune e infine ieri, dopo tanto lottare, con un decreto urgente, gli operai del comune, spalleggiati da uno schieramento di polizia che manco il G8, si ingegnano ad abbattere il muro e ridare al pubblico ciò che deve essere pubblico. Solo che tutto ciò rimane illegale: la proprietà è privata e secondo Lucarella Angelo, nipote di quello della stretta di mano, il diritto pubblico è superiore, ma deve essere corrisposta un’indennità corrispondente al danno. Il suolo è di vitale importanza per l’azienda e la somma predisposta dall’amministrazione è troppo bassa.

Alla fine il Leviatano è intervenuto con la sua forza bruta a risolvere una questione che aveva le carte in regola per degenerare. Ma che non è detto che tutto questo sia finito qui…

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Il distretto dove lo metto?

Nulla di fatto per la sede del distretto sociosanitario: la ASL chiede chiarimenti e nel frattempo si aspettano i risultati della gara d’appalto.

L’ingegnere della Asl rischiava di fare la fine della sposa di Pulsano: tre quarti d’ora ad aspettare che qualcuno del Comune si facesse vivo. Tre quarti d’ora al sole in via Ceglie in attesa che l’ingegnere Ceppaglia si presentasse all’appuntamento preso davanti all’assemblea di cittadini, sindacati e associazione il giorno prima, durante l’animata riunione sulla sede del distretto sociosanitario. «Ci vediamo all’una domani, così vediamo insieme l’area e firmiamo le carte!», così concluse l’incontro il sindaco Palazzo, finalmente contento di un accordo. Il giorno dopo però all’incontro si presentano un geometra comunale e il consigliere Emiliano Nardelli che indicano ai tecnici ASL la particella scelta ma non presentano alcuna documentazione riguardante: niente planimetrie, niente mappe, niente riferimenti. I tecnici tornano a Taranto con un pugno di mosche e immediatamente parte nei confronti del Comune una lettera in cui si pretende della documentazione dettagliata. L’ufficio tecnico afferma di aver inviato il materiale ma agli uffici della ASL non è ancora pervenuto nulla. Moschettini ci dice: «Non è possibile prendere una decisione in merito senza avere delle carte: l’area che ci hanno fatto vedere non mi sembra tutta edificabile, ci sono dei canali e in mezzo ci passa una strada». Per la costruzione della sede del distretto infatti, l’ASL ha chiesto un terreno di almeno dodicimila metri. La costruzione sarà finanziata dai fondi FESR, europei, e Martina è l’ultimo comune a rispondere alla chiamata. In realtà già da dicembre i tecnici fanno sopralluoghi: il primo al Pergolo, dalle parti del Palazzetto dello Sport, ma anche lì i tecnici hanno chiesto delle carte che non sono mai arrivate. Dopo qualche mese il comune convoca la cittadinanza, le associazione e i sindacati a decidere insieme di portare il distretto a Monte Tullio. La scelta “condivisa” salta perché si fanno notare le difficoltà di collegamento con l’area scelta, che dista almeno tre km da Martina. La riunione viene aggiornata con la promessa che il distretto non sia un episodio, ma venga inserito in una riflessione globale sui servizi comunali. Infatti il 7 luglio scorso viene nuovamente convocato un incontro per comunicare alla città di aver trovato la soluzione: Ortolini.

E siamo punto e daccapo: i sindacati fanno notare che comunque la struttura è lontana dal centro e quindi la natura stessa della sede del distretto sociosanitario viene meno. La discussione si fa animata: Colasanto, il dirigente dell’ASL di Taranto fa sapere che non possono esprimere un giudizio su qualcosa appresa pochi minuti prima e quindi chiede un sopralluogo, il cui seguito è noto.

Per la costruzione della sede i tempi previsti, secondo i tecnici dell’ASL è di almeno tre anni, nel frattempo quindi l’Azienda Sanitaria stanzia dei fondi per l’affitto di un immobile che ne faccia temporaneamente le veci. Alla gara si presentano i tre. In una nota scritta del 21 maggio scorso, la ASL chiede al Comune di Martina di esprimersi relativamente all’agibilità pedonale del ponte sulla ferrovia, in riferimento alla gara. Il comune, con una nota a firma del dirigente ai Lavori Pubblici del 10 giugno dice: “si comunica che la struttura è fruibile sia dal punto di vista del transito veicolare sia del transito pedonale”. La nota non fa riferimento ai trasporti pubblici e inoltre è in evidente contrasto con quanto affermato nel 1994 dal commissario straordinario Di Caprio riguardo all’agibilità. All’epoca della costruzione del ponte infatti, fu fatto notare che i passaggi pedonali erano troppo stretti (citando testualmente: “varia da un minimo di 48 cm ad un massimo di 54 cm […] risultando la larghezza utile del marciapiedi notevolmente inferiore agli standards minimi di legge”). Per lunedì è comunque prevista la risposta della commissione sulla gara.

Tornando all’area destinata per il distretto, secondo il PRG martinese, le aree destinate a servizi che abbiano un’estensione di almeno dodicimila metri quadri sono diverse, oltre quelle presentate dall’amministrazione, e alcune di loro sono addirittura nella città: la zona Votano, l’area alle spalle della Madonna della Sanità e la zona a ridosso di Via Gramsci nel quartiere Carmine, solo per citarne alcune. Perché non pensare ad alcune di queste come sede del distretto?

Quello che rimane, infine, è il rischio che il distretto sociosanitario Martina Franca – Crispiano rimanga senza sede, a differenza di tutti gli altri comuni jonici che per tempo hanno risposto alla chiamata della ASL.

PS: mentre scrivevamo, siamo venuti a conoscenza dell’autocandidatura a sede del distretto da parte dell’Hotel Dell’Erba, con una lettera indirizzata al sindaco Palazzo, alla ASL e ai sindacati.