Riforma Gelmini: 250 posti in meno solo in provincia di Taranto

Un giro nelle scuole di Martina Franca conferma il momento di affanno della scuola pubblica

Questi signori hanno dato 500 milioni di euro all’Alitalia e li hanno tolti dalla scuola!”. Esordisce così un segretario di una scuola di Martina Franca quando poniamo la domanda sulla variazione di organico dovuta alla riforma Gelmini – Tremonti, una riforma che in tutta Italia sta scatenando un putiferio di proteste da parte dei precari, sia insegnanti che personale tecnico e amministrativo. La riforma, che prevede un periodo di attuazione di tre anni, ha come obiettivo la razionalizzazione dei costi, troppo elevati secondo il governo, della scuola pubblica che viene definita dalla maggioranza al potere come “un grande ammortizzatore sociale”. Un ammortizzatore senza ammortizzatori, come ci fanno sapere nelle scuole e come conferma Anna Santoro della CGIL-Scuola di Taranto: «Rispetto agli altri lavoratori, come dell’industria, che possono usufruire di cassa integrazione ordinaria e straordinaria e via dicendo, i lavoratori della scuola non risultano licenziati, perché accedono ai posti di lavoro tramite graduatorie. Fortunatamente la Regione Puglia ha stanziato 22 milioni di euro per sopperire a questa situazione, come integrazione di un salario più basso, tentando di mantenere lo stesso ruolo, nell’ottica di preservare la dignità del lavoratore».  Il totale dei posti persi in Italia è di 42 mila, tra docenti e personale ATA, a Taranto in particolare sono 250, secondo i dati della CGIL: «A questi bisogna aggiungere coloro che andranno ad occupare i posti di chi sta più giù nelle graduatorie, ma non abbiamo dati concreti per adesso, considerando soprattutto che la riforma è triennale: quest’anno è intervenuta sulla scuola elementare e media, ma l’anno venturo ci saranno altri tagli» continua la Santoro.

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LA LEGGE CHE METTE LO STUDENTE AL CENTRO. E LASCIA GLI ALTRI A CASA

Con 162 voti favorevoli e 134 contrari, il famigerato decreto Gelmini-Tremonti ha acquisito dignità di legge. Questo nonostante in tutta Italia le piazze fossero piene di studenti, di professori e di genitori che manifestavano il loro parere contrario. La legge Gelmini, come abbiamo avuto più occasione di ripetere, più che rispondere a bisogni educativi e didattici, risolve problemi legati ai conti pubblici e alla crisi mondiale dell’economia liberista.

La protesta contro i taglia alla scuola è diffusa in tutta l’Italia, in ogni città e paese, sono sorti dal nulla comitati per la tutela della pubblica istruzione. A Martina è nato il comitato “Salviamo la scuola di tutti” di cui fanno parte tutti i cittadini e le associazioni che hanno a che fare con la scuola. Domenica 26 ottobre hanno organizzato una bellissima manifestazione in piazza XX Settembre per raccogliere firme contro l’approvazione del decreto. Fino ad adesso ne hanno raccolte più di cinquecento e non si fermeranno, nonostante il decreto sia già stato approvato. Le preoccupazioni che muovono queste persone a scendere in piazza sono così profonde che anche la certezza di combattere contro una legge firmata del governo non le spaventa. Anzi. Un’attivista del comitato, membro anche di associazione che riunisce le famiglie di persone affette da handicap, vede nel futuro sempre più difficoltà:”Se tagliano gli insegnanti di sostegno, per i nostri figli sarà impossibile frequentare. Già adesso non è facile. Se consideriamo poi che hanno deciso di fare delle classi solo per bambini immigrati, cosa può impedirci di pensare che non sarà così anche per le persone che sono affette da handicap?” La linea dell’attuale governo sembra chiara da questo punto di vista: supportare solo le attività che promuovono la normalità, ossia i valori convenzionali, cioè fede (cattolica) identità (italiana) classe (ricca).

Per il corteo di giovedì sono partiti da Taranto più di quindici pullman pieni. Undici solo della CGIL ci dice Anna Santoro, responsabile per la provincia jonica del comparto scuola del sindacato di Epifani, sessanta in tutta la Puglia: “La riforma tanto proclamata non esiste. E soprattutto le cifre che snocciola Berlusconi ogni volta non sono che una finzione. Dipende sempre dalle interpretazioni. È vero per esempio che non ci saranno licenziamenti, ma questo non significa creare posti di lavoro, significa che dall’anno prossimo i precari, sia docenti che personale non docente, saranno sostituiti da chi ha il contratto a tempo indeterminato che risulterà in esubero rispetto all’introduzione del maestro prevalente. A Taranto per esempio, quest’anno sono stati assunti duemila e duecento persone precarie, che l’anno prossimo saranno a spasso. Poi parlano della media europea, dove c’è un insegnante per tredici studenti contro i nove italiani. Non è scritto da nessuna parte che l’adeguamento è verso il basso. Quindi si è innalzato il limite massimo degli alunni per classe che va fino a ventisei, con una tolleranza del dieci per cento, quindi si arriva a trenta. Lo sciopero di giovedì è solo il punto di partenza.”

Abbiamo provato a calare la riforma a Martina e abbiamo notato che, in base alla norma che impedisce l’esistenza di scuole con meno ottanta alunni e l’accorpamento di quelle con meno di cinquecento, scomparirebbe immediatamente il liceo artistico, e le classi martinesi sarebbero tutte dirottate su Taranto. Poi non ci sarebbero più le scuole di campagna perché hanno una media di alunni, secondo i dati dell’anno passato, di trenta studenti. Alla fine scompariranno i professionali, come l’Istituto Motolese, e andranno a confluire negli istituti tecnici. Poi ci sono le scuole di infanzia, che a Martina sono 12, solo quelle statali, che dovrebbero essere raggruppate in due grandi asili da cinquecento bambini l’uno.

Però adesso tutti avranno il grembiulino…