Alle sei di pomeriggio di lunedì, alla stazione ferroviaria di Trani, il sole stava tramontando e colorava il cielo di un giallo tenue, primaverile, i grilli riempivano l’aria di quei toni di vacanza che fanno stringere il cuore e sorridere felici. Alle sei di pomeriggio alla stazione di Trani regnava un sentimento di pace in terra che, a detta dei più maliziosi, faceva intendere cosa sarebbe accaduto di lì a poco.
8 marzo, festeggiare si deve, per ricordare
La leggenda narra che nel 1908 a New York il signor Jonhson per placare gli animi delle operaie della sua industria tessile Cotton, le chiuse in fabbrica e appiccò un incendio. 129 operaie morirono bruciate. L’episodio fu ripreso due anni dopo durante l’Internazionale di Copenaghen, dove fu proposta l’istituzione di una giornata di lotta internazionale per le donne.
Altre fonti raccontano che la scelta dell’8 marzo fu dettata da un percorso lungo, del movimento per i diritti delle donne statunitensi. Comunque, quale che sia la versione storica, la cosa importante è che questo giorno è un giorno di lotta per il diritto al lavoro e per i diritti civili.
Il pane e le rose, appunto.
Abbiamo incontrato Valeria Fedeli, vicesegretaria nazionale della Filctem CGIL, nuova categoria di tessili e chimici, ex segretaria nazionale della Filtea. Abbiamo chiesto a lei quale fosse il senso di una giornata della donna: «Sono appena usciti i dati dell’occupazione femminile, e in Italia la percentuale di donne occupate è superiore solo alla Grecia. Continuiamo a vivere in un retaggio pazzesco in cui la disoccupazione femminile è, in fin dei conti, meno peggio di quella maschile, perchè la donna, se non lavora, ha comunque da fare a casa: famiglia, figli, lavare, stirare… E tutto questo nonostante la Costituzione Italiana preveda uguaglianza tra i generi». Rincara la dose, circostanziando meglio cosa accade in Italia: «Nell’autunno del 2007 fu approvata la legge 188 che era stata fortemente spinta dalla categoria delle lavoratrici tessili. Era la cosiddetta legge contro le dimissioni in bianco, quella pratica molto diffusa che all’atto di assunzione permetteva al datore di lavoro di poter mandare via una lavoratrice quando ne avesse voglia. In particolare funzionava per evitare la maternità, una delle cose che maggiormente crea discriminazioni. Fu una vittoria, un passo avanti nel riconoscimento dei diritti. Nel 2008 però, fu abrogata dal ministro Sacconi. Fu una delle prima cose che fece il nuovo governo Berlusconi».
Emergenza Donna, dunque, dal titolo dell’iniziativa della Camera del Lavoro di Martina Franca. Un’emergenza che lungi dall’attenuarsi, mostra sempre più i suoi lati pericolosi. La donna-velina, la possibilità di farsi strada non attraverso il merito, ma per “cooptazione”, usando un eufemismo, attraverso pratiche che non riconoscono le capacità ma solo l’indice di gradimento dei potenti. Di solito uomini. La donna-velina non è il male in sè, ma lo diventa quando è l’unica pratica che trova il successo, che raccoglie il consenso, i curriculum vitae valutati attraverso la media seno-vita-glutei e non quella accademica.
La strada da percorrere è lunga, lo confermano i dati sulla disoccupazione, gli spaccati che non trovano spazio in televisione o sulle riviste. Festeggiare serve ancora, quindi, per ricordare, perchè, come conclude Valeria Fedeli: «L’8 marzo deve ritornare ad essere la festa laica del lavoro delle donne».
Schiacciante vittoria di Vendola alle primarie. In Puglia si caccia la Volpe…
I dati non sono ancora certi, ma le percentuali con cui Vendola batte Boccia sono intorno al 70%. Un risultato significativo, che arriva dopo due mesi di bagarre politico-mediatica intorno al nome del candidato del centrosinistra alla presidenza della Puglia. Un risultato che può essere letto da diverse angolazioni, ma che nella sostanza dimostra una cosa: il popolo non si fa imbrigliare.
Ricordando quello accaduto a Taranto alle scorse amministrative, quando il centro sinistra si spaccò in due per l’incapacità di accettare Stefàno come candidato unitario, niente garantisce che non accadrà la stessa cosa a queste regionali. La posta in gioco è alta, i milioni della sanità, dell’AQP, delle energie alternative, delle centrali nucleari… Abbiamo, in più, il precedente di Mottola, comune tarantino, in cui Gentile (PRC) stravinse le primarie dell’Unione, ma non fu votato. Da una parte la gente che vive, lavora, si sbatte, e subisce, nel bene e nel male le scelte dei decisori, dall’altra i decisori, che hanno obiettivi diversi da quelli dell’operaio, dello studente, del commerciante. Obiettivi che è impossibile palesarli e, per questa divergenza, vengono costruite narrazioni poco verosimili di scenari politici e Sante Alleanze. Laboratorio Puglia: l’eugenetica della politica…
Nel frattempo Vendola stravince, distrugge, schiaccia Boccia, sconfitto già cinque anni fa, ma riproposto di nuovo. Il risultato, come accennavo all’inizio, dimostra l’incapacità delle nomenklature politiche, dirigenze romane, che il popolo ha una testa pensante e la capacità di discernere e quindi, dato il risultato, che le dirigenze non rappresentano la base. Quello accaduto in Puglia oggi, è la dimostrazione che i partiti di cartello o i partiti di apparato sono solo costruzioni teoriche basate sulla vacuità del termine democrazia, che trattano la volontà delle persone, e la loro capacità o libertà di scelta, come semplice variabile. A questo punto ci si deve chiedere cosa pensava D’Alema quando ha fatto muro contro la ricandidatura di Vendola. Cosa pensava la dirigenza PD pugliese, troppo spesso appiattita sulla volontà del Grande Inciuciatore quando palesemente andava contro le scelte democratiche della gente? Servivano le primarie per dimostrare quanto Vendola sia voluto in Puglia? O bastava l’assemblea barese che si era apertamente schierata contro la scelta di Emiliano? E soprattutto, se fossi, e garantisco che non lo sono, iscritto PD, mi sentirei profondamente offeso, perchè la mia volontà non è stata per nulla tenuta in considerazione.
Le primarie pugliesi, di nuovo, come 5 anni fa, dimostrano che le scelte del popolo spesso sono in controtendenza con quella dei dirigenti dei partiti, e questo significa che il meglio per le segreterie non corrisponde al meglio per i territori. A che vale gridare ai quattro venti “bisogna ritornare sul territorio” quando alla prima occasione si fa il contrario?
Domande…
In tutto questo non è scritto che Vendola ha dato alla Puglia 5 anni di (quasi) buona vita. Ma questo, davvero, lo do per scontato…
Un giro nella Miroglio occupata
La crisi di un’azienda, l’impoverimento del territorio, la paura per il futuro. Duecento operai occupano la fabbrica di Miroglio a Ginosa, duecento operai lottano per il domani. Ecco i video (girati male, pardon) e i loro racconti, il loro lavoro che non c’è più e le pratiche disoneste di chi fa l’imprenditore.
Se siete interessati alla storia di Miroglio, vi segnalo questo bell’articolo di Massimo D’Onofrio pubblicato sul Corriere del Giorno
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=lGNIu8_z0R4]
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=xjbJ54ZCnxY]
Consigli per gli acquisti natalizi dagli operai della Miroglio di Ginosa
Nonostante la crisi, la cassa integrazione, il pericolo della mobilità, la latitanza di Intini, le promesse dei politici, l’occupazione della fabbrica e l’intervento del Prefetto, i miroglini pensano già al Natale e dispensano preziosi consigli per gli acquisti. Boicottare i marchi che si dicono di qualità ma invece preferiscono la manodopera a basso costo dei paesi emergenti, fregandosene altamente dei diritti civili e delle ricadute sul territorio delle loro scelte, potrebbe essere una buona forma di lotta.
Le scarpe di Tricase
La lunga crisi della Adelchi, stabilimento di eccellenza nella produzione di scarpe. Esternalizzazioni e licenziamenti hanno soffocato la fabbrica. I lavoratori, però, ora non accettano di rimanere a casa e fondano una cooperativa. Per continuare a produrre
(Pubblicato su Carta n 42 del 27/11/2009)
Il senso di legalità inizia da un divieto di sosta
All’iniziativa dell’Idv provinciale parlano Orlando e Scialpi. Ma c’è un ma…
Dell’iniziativa di stamattina dell’Italia dei Valori della Provincia di Taranto, che aveva per tema la legalità, la giustizia e la contraddizione nelle leggi, potremmo dare diverse letture. La prima, entusiastica, vede una platea piena di gente, ragazzi, famiglie e anziani che ascoltavano attenti le parole sagge dell’esperienza di un buon amministratore come Leoluca Orlando, la seconda invece è, forse, il senso reale delle cose si perde un po’ nei grandi paroloni e rischia di non concretizzarsi mai, perchè tanto non tocca a me.
Gianfranco Chiarelli interviene sul tessile, insultando Vendola
Cavalcare l’onda della manifestazione di ieri è semplice, per qualsiasi politico, ma capovolgere la realtà e strumentalizzare la manifestazione e la rabbia dei lavoratori espressa ieri pomeriggio è un’impresa ardua. Ma non per questo non bisogna tentare. Negli interventi di ieri è apparso chiaro che molto di quello che sta accadendo è dovuto alle scelte sconsiderate di un Governo nazionale che non ha mai ammesso l’esistenza della crisi e con cadenza quasi settimanale, anzi, il Presidente del Consiglio annuncia che la crisi A) non tocca l’Italia; B) in Italia è più leggera; C) in Italia è già passata.
Ecco Martina che lotta
Altissima la partecipazione alla manifestazione dei sindacati del tessile, che lanciano la sfida della ripresa del settore manifatturiero.
Made in Itali: Mobilitarsi Adesso Dobbiamo Essere Instancabilmente Numerosi Insieme Tutti Amministratori Lavoratori Imprenditori.
A parte la licenza poetica dell’acrostico, I al posto di Y, è in questo striscione appeso da alcune lavoratrici il senso della manifestazione svoltasi a Martina Franca durante la fiera detta “dei cappottari”. Ad integrazione, per rendere meglio l’idea del senso, bastava leggere sulla ringhiera intorno alla fontana in Piazza Roma o sullo striscione attaccato al Palazzo Ducale, rispettivamente “La città ha bisogno di noi – noi abbiamo bisogno della città” e “La giusta medicina non è il made in China”, entrambi della Filtea CGIL di Taranto, per rendersi conto che della situazione tutti hanno un quadro abbastanza chiaro. La crisi che da anni attanaglia il settore manifatturiero, moltiplicata per la crisi economica, unita alla tendenza non poco diffusa da parte di fette dell’imprenditoria di rivolgersi alla manodopera estera (cinese, rumena, albanese…) hanno reso il tessuto produttivo della Valle d’Itria quasi una landa desolata, fatta da operai in cassa o in mobilità e imprese che cadono stecchite ogni giorno.
Fumetti: i vampiri nascono a Martina Franca
Ecco la storia di Walter Trono, classe ’87 che espone tra i grandi
Sul suo blog racconta di come sia stato entusiasmante incontrare i suoi lettori che lo conoscono “solo” da cinque mesi, a Lucca, al LUCCA COMICS & GAMES 2009, una sorta di fiera italiana del fumetto, di cui il nostro giornale ha già parlato. Cinque mesi sono pochi, certo, ma se rapportati all’età complessiva, non si può non essere sorpresi e sicuramente compiaciuti che un ragazzo di 22 anni stia entrando non proprio dalla porta di servizio nel mondo del fumetto. Walter Trono, classe 87, nato e cresciuto a Martina Franca, Continue reading