Ecco la storia di Walter Trono, classe ’87 che espone tra i grandi
Sul suo blog racconta di come sia stato entusiasmante incontrare i suoi lettori che lo conoscono “solo” da cinque mesi, a Lucca, al LUCCA COMICS & GAMES 2009, una sorta di fiera italiana del fumetto, di cui il nostro giornale ha già parlato. Cinque mesi sono pochi, certo, ma se rapportati all’età complessiva, non si può non essere sorpresi e sicuramente compiaciuti che un ragazzo di 22 anni stia entrando non proprio dalla porta di servizio nel mondo del fumetto. Walter Trono, classe 87, nato e cresciuto a Martina Franca, una terra a cui «è rimasto attaccato» e che non gli sta troppo stretta, anche per il suo lavoro, per cui basta una connessione e tutto il mondo è sul computer, disegna storie di vampiresse africane per Arcadia, una casa editrice italiana e manda i suoi lavori anche oltreoceano. E questo è un lavoro, nel senso che fare fumetti può diventare un lavoro a tempo pieno anche se si disegna in un garage in periferia della periferia del mondo. Basta una connessione internet veloce e soprattutto, ovviamente, la bravura. Lui è stato fortunato (oltre che bravo): dopo il diploma al Lisippo di Martina frequenta la scuola internazionale Comics di Roma, dove un suo insegnante, David Messina, che lavorava per l’importante casa editrice americana IDW Publishing, per cui disegnava le serie Angel e Star Trek, lo nota e lo nomina suo assistente artistico. Prima che finisse la scuola Walter Trono era ad inchiostrare le tavole di un suo insegnante. Un inizio carriera promettente: «Ma io sono stato fortunato» ci dice «Conosco gente che prima di poter vivere dai fumetti è arrivata a più di trent’anni».
Nel frattempo disegna, sempre, le storie di Maisha, la vampira africana e de L’Insonne, fumetti fantasy, gotici, storie che tanto appassionano i ragazzi di oggi e che tanto attraevano quelli di ieri. «Basta avere la costanza e la pazienza di portare a termine il proprio lavoro». Ma come nasce un fumetto però ancora non è chiaro. «Lavoro per nove o dieci ore al giorno, gli autori delle storie mi mandano la sceneggiatura e io faccio i bozzetti poi la matita e infine inchiostro, poi passo al computer per spedire, ma ancora non ho un personaggio tutto mio».
C’è tempo, pensiamo, perché un talento simile non venga sprecato e soprattutto c’è tempo perché un ragazzino che immaginiamo mentre leggeva le avventure di Street Fighter o di Dragonball venga valorizzato dal contesto in cui ha scelto di vivere.